Intervento mininvasivo di protesi all’anca e recupero rapido
31/05/2024Dolori muscolari dopo protesi anca
20/09/2024L’anca è un’articolazione fondamentale. Permette di muoverti liberamente, ti dà la stabilità per stare in piedi e camminare. È importante per la tua qualità di vita. Purtroppo, può essere danneggiata da artriti infiammatorie e altre patologie reumatiche, così come traumi, malformazioni, disordini metabolici, e altro. Possono compromettere gravemente l’articolazione fino a causare, in alcuni casi, lo sviluppo dell’artrosi.
Artrosi all’anca.
L’artrosi all’anca, detta anche coxartrosi, è una malattia degenerativa cronica che colpisce la cartilagine dell’articolazione provocando, negli stadi più avanzati: dolore, rigidità e difficoltà di movimento.
Quando i trattamenti conservativi risultano inefficaci, nei casi più gravi, si propone l’intervento chirurgico.
Quali sono i sintomi dell’artrosi all’anca?
Quando la cartilagine si usura, le ossa si sfregano l’una contro l’altra, causando dolore, infiammazione e rigidità.
Con l’aggravarsi della malattia, l’artrosi può portare alla completa incapacità di muovere l’anca. Un dolore acuto può rendere difficile svolgere le più semplici attività quotidiane come camminare, accucciarsi, lavarsi, vestirsi, tagliare le unghie dei piedi, alzarsi da una sedia.
Il dolore può manifestarsi in diverse zone. All’inguine è il sintomo più comune. Il dolore può presentarsi nella parte anteriore, laterale o posteriore della coscia. Anche il gluteo ne può essere interessato. In alcuni casi, il dolore può irradiarsi fino al ginocchio.
I sintomi si manifestano intorno ai 50 anni. Per molto tempo non dà fastidio, ma poi si fa sentire. L’artrosi all’anca può colpire anche soggetti giovani, in seguito a traumi, sovraccarico funzionale, per malformazioni e altre patologie.
Quali sono le cause?
La principale causa dell’artrosi non è ancora certa. L’usura della cartilagine può essere provocata da:
• L’età avanzata: l’uso prolungato dell’articolazione determina l’indebolimento della cartilagine che la predispone a lesioni, più o meno gravi.
• Al sovraccarico funzionale: l’uso eccessivo di una o più articolazioni (sforzi e movimenti ripetitivi richiesti in alcune attività lavorative e sportive) genera microtraumi che nel tempo possono causare l’usura delle cartilagini.
• Traumi: come fratture, lussazioni e gravi distorsioni, le malformazioni (displasia dell’anca, deformità assiali in varo e in valgo del ginocchio).
• Altre patologie: come patologie metaboliche ed endocrine (diabete, obesità, iperparatiroidismo); patologie osteoarticolari come necrosiasettica, spondiloartrite; artriti settiche; artriti infiammatorie (artrite reumatoide, artrite psoriasica); artriti da cristalli (gotta); alcune malattie ereditarie (sindrome di Ehlers- Danlos, emocromatosi, sindrome di Marfan).
Quando operare e quando no.
Non appena il dolore fa la sua comparsa, è opportuno recarsi da uno specialista ortopedico portando con se come esame diagnostico un Rx in due proiezioni sotto carico. In questa fase iniziale, infatti, è possibile tentare di rallentare l’evoluzione della malattia artrosica con dei trattamenti:
• Con farmaci antidolorifici e antiinfiammatori.
• Integratori alimentari a base di condroprotettori, da assumere a periodi.
• Infiltrazioni intra-articolari con acido ialuronico (condroprotettore) e, in alcuni casi, con cortisone.
• Fisiokinesiterapia e una moderata attività fisica a basso impatto sull’articolazione dell’anca come il nuoto, la cyclette, la camminata, a patto che non causino dolore.
Si consiglia di evitare le attività fisiche ad alto impatto sull’articolazione e di interrompere quelle attività che causano dolore durante o dopo l’esercizio. Anche perdere peso può essere un grande aiuto, per diminuire il carico sull’articolazione. Infine, l’utilizzo delle stampelle è utile per diminuire il carico durante i movimenti.
Quindi, si ricorre all’intervento chirurgico solo quando farmaci, terapie intra-articolari, trattamenti artroscopici e fisioterapia non sono più efficaci.
Soluzione: Intervento chirurgico mininvasivo.
In Orthocare, ci occupiamo di chirurgia protesica mini-invasiva con accesso anteriore e protesica di revisione dell’anca. Per quanto riguarda la protesica così detta di primo impianto, le moderne tecniche permettono di conservare le strutture anatomiche dell’articolazione.
Questo è un grande vantaggio perché riduce drasticamente il rischio di lussazione. L’anestesia è spinale “rapida” e viene calibrata sul paziente.
Il Dottor Panti con la sua equipe, ha messo a punto un percorso di recupero rapido dalla gestione multidisciplinare del pre-intra e post-operatorio.
REQUICK è un percorso che combina una tecnica chirurgica minimamente invasiva con un protocollo di riabilitazione mirato. Permette un recupero facile e veloce, e una gestione del dolore ottimale.
Protesi.
La protesi d’anca è composta da 4 parti: coppa acetabolare (fissata all’osso del bacino), inserto (superficie di scorrimento), testina femorale (collegata allo stelo) e stelo (inserito nel femore). I materiali di cui è composta sono titanio, polietilene reticolato (con vitamina E), ceramica o oxinium. La presenza di Nichel è così minima da non essere ritenuta rilevante, nemmeno qualora si fosse allergici a questa sostanza.
Esistono diverse misure e modelli per adattarsi perfettamente all’anatomia del paziente. La scelta del modello è fatta dal medico in base a vari parametri, come età, solidità dell’osso, danno articolare, peso e patologie.
Posso fare sport?
È possibile da subito effettuare ogni movimento. Si riprende a camminare, a scendere e salire le scale già in sala operatoria. Dopo circa 1-3 mesi, si può riprendere con le attività di svago abituali. Ai suoi pazienti protesizzati, il Dottor Panti consiglia di fare sport ma con furbizia. In altre parole, fare attività fisica moderatamente intensa e intensa, con lo scopo di poterla svolgere per tutta la vita. Evitare esagerazioni perché più tempo ci si allena e più si mette a repentaglio l’impianto protesico. Per fare un esempio, anziché correre 50km a settimana, è preferibile correre 25km a settimana.
Non ci sono sport da evitare ma sicuramente alcuni risultano da preferire ed altri da praticare con attenzione, con particolare riferimento a tutte le attività con maggiore probabilità di impatto e/o rischio di caduta (ad esempio lo sci, equitazione).